Il 19 gennaio l’Istat ha presentato il rapporto “Noi Italia" http://noi-italia.istat.it/, che offre un quadro d'insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano. Infatti, la quota di giovani (18-24enni) che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo superiore, è pari al 19,2 % e colloca il nostro Paese in una delle posizioni peggiori nella graduatoria (media Ue27 14,4 %). Ed anche la partecipazione dei giovani al sistema di formazione dopo il termine dell’istruzione obbligatoria è pari all’82,2 % nella fascia di età 15-19 anni e al 21,3 % tra i 20-29enni, rispettivamente 2,7 e 3,8 punti percentuali al di sotto dei valori medi dell’Ue27 (anno 2008).
I dati riferiti agli studi post-secondari non sono certo migliori: il 19,0 % dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente), quota cresciuta di 3,3 punti percentuali tra il 2004 e il 2009, ma il livello raggiunto è ancora molto contenuto rispetto all’obiettivo del 40% fissato da “Europa 2020”. Migliori sono invece gli indicatori relativi ai livelli di competenza rilevati dall’indagine Ocse-Pisa: nel 2009 gli studenti 15enni italiani hanno infatti dimostrato un recupero rispetto alle precedenti edizioni dell’indagine, in tutte le aree considerate, con punteggio medio nelle scale di valutazione pari a quello medio Ue in lettura, superiore di 9 punti in matematica e inferiore di 8 nelle competenze scientifiche.
Preoccupanti i dati relativi a i giovani che non lavorano e non studiano, i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training). Nel 2009, in Italia poco più di due milioni di giovani (il 21,2 % della popolazione tra i 15 ed i 29 anni) risulta fuori dal circuito formativo o lavorativo. Ancora troppo pochi, infine, gli adulti impegnati in attività formative: sono il 6 % del totale nel 2009, meno della metà rispetto al livello obiettivo da perseguire entro il 2010 secondo la strategia di Lisbona (12,5 %).
Difficile pensare ad un significativo miglioramento di questi risultati senza un piano pluriennale di investimenti e riforme strutturali di settore.
Fonte Legambiente
http://www.legambientescuolaformazione.it/
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